Cosa mangiare in Croazia: i piatti tipici della cucina croata

Guida alla Croazia del gusto: vi presentiamo i piatti tipici della variegata cucina croata e le diverse tipologie di locali dove mangiare.
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La Croazia offre un panorama gastronomico straordinariamente variegato, frutto di secoli di influenze culturali diverse. La posizione geografica del paese, con oltre 1.700 chilometri di costa adriatica e un entroterra ricco di tradizioni, ha plasmato una cucina che spazia dai sapori mediterranei alle ricette di matrice mitteleuropea. Lungo la costa, i piatti di pesce dominano le tavole delle konobe, le tipiche trattorie locali, mentre nell’entroterra trionfano gli stufati speziati e le carni alla brace, eredità delle dominazioni ottomana e ungherese.

La cucina croata non può essere definita con una sola etichetta. Ogni regione ha sviluppato un proprio repertorio culinario: l’Istria seduce con i tartufi e la malvasia, la Slavonia sorprende con i piatti piccanti alla paprika, mentre la Dalmazia conquista con gli scampi alla busara e il brodetto. Questa diversità rappresenta uno dei maggiori tesori gastronomici del paese, dove ingredienti freschi e di stagione vengono lavorati secondo ricette tramandate di generazione in generazione.

Negli ultimi anni, la Croazia ha conquistato un posto di rilievo nel panorama gastronomico internazionale grazie all’attenzione verso la qualità e la sostenibilità. I presidi Slow Food e i percorsi enogastronomici stanno proliferando, testimoniando l’impegno dei produttori locali nel preservare le tradizioni culinarie e nel promuovere un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e del territorio.

Le regioni gastronomiche della Croazia

La peka, piatto tradizionale croato

La geografia croata determina in modo decisivo la cucina locale. Il paese si divide in tre macro-aree gastronomiche distinte, ciascuna con caratteristiche peculiari legate al clima, al territorio e alle influenze storiche. Questa suddivisione non è solo una questione geografica, ma rappresenta una vera e propria mappa dei sapori che riflette secoli di scambi culturali e commerciali.

Istria: la tavola dei gourmet

L’Istria ha conquistato negli ultimi vent’anni una reputazione internazionale grazie all’eccellenza dei suoi prodotti. La penisola, che per secoli ha fatto da ponte tra il mondo mediterraneo e quello mitteleuropeo, propone una cucina raffinata dove spiccano i tartufi bianchi e neri, raccolti nei boschi dell’entroterra. I fuži, una pasta fresca simile ai garganelli ma lavorata con una tecnica particolare che prevede di arrotolare su se stesse strisce di pasta tagliate in diagonale, rappresentano il primo piatto più tipico della regione.

La manestra istriana, un denso minestrone di verdure e fagioli arricchito con crauti, costituisce un piatto della tradizione contadina ancora molto presente sulle tavole locali. Il pršut, prosciutto crudo affumicato secondo metodi che richiedono mesi di lavorazione, viene servito come antipasto accompagnato da formaggi locali e olive. La fritaja, una frittata rustica preparata con asparagi selvatici raccolti in primavera, chiude idealmente il quadro dei piatti più rappresentativi della penisola.

Dalmazia: il regno del mare

La Dalmazia rappresenta l’anima più squisitamente mediterranea della Croazia. Qui il pesce fresco domina incontrastato, preparato prevalentemente alla griglia con olio d’oliva locale, aglio e prezzemolo. Gli scampi alla busara costituiscono probabilmente il piatto di pesce più celebrato: gli scampi vengono cotti lentamente in un guazzetto di pomodoro, aglio, vino bianco e prezzemolo, creando un sugo intenso da raccogliere con il pane.

Il brodetto, chiamato brudet in croato, è una zuppa di pesce che varia da famiglia a famiglia ma che generalmente prevede l’utilizzo di più specie ittiche, cotte insieme con pomodoro, vino e spezie, e servite con la polenta bianca. Le ostriche di Mali Ston, sulla penisola di Pelješac, vengono coltivate fin dal XVII secolo in uno degli allevamenti più antichi d’Europa e rappresentano una prelibatezza riconosciuta a livello internazionale. L’insalata di polpo, con patate lesse, capperi e cipolle rosse, costituisce un antipasto fresco perfetto per le calde giornate estive.

La pašticada rappresenta il grande piatto di carne della Dalmazia. Questo stufato prevede la marinatura della carne (tradizionalmente manzo o vitello, talvolta cavallo) nel vino rosso locale per 24 ore, seguita da una cottura lentissima che può durare anche sei ore. Il risultato è una carne tenerissima servita con una salsa densa arricchita da prugne secche, noce moscata e chiodi di garofano, accompagnata da gnocchi fatti in casa.

Croazia continentale: tradizione mitteleuropea

L’entroterra croato, che comprende la regione dello Zagorje e la Slavonia, mostra chiaramente le influenze della cucina austriaca e ungherese. Qui dominano i piatti di carne e gli stufati speziati. Lo štrukli, piatto simbolo di Zagabria, consiste in involtini di pasta riempiti di formaggio fresco e panna acida, che possono essere bolliti oppure cotti al forno fino a ottenere una crosticina dorata.

Il cobanac, uno stufato di carne molto simile al gulasch ungherese, viene preparato con tre tipi di carne diversa (solitamente manzo, maiale e agnello) cotte lentamente con abbondante paprika e aglio. In Slavonia, il fiš paprikaš rappresenta una variante ittica di questo approccio: pesci d’acqua dolce come carpe, lucci e pesci gatto vengono cucinati in umido con paprika, pomodoro e vino, e serviti con pasta fatta in casa.

La cotoletta di Zagabria (zagrabacki odrezak), una bistecca di vitello battuta, riempita di prosciutto e formaggio, impanata e fritta, è diventata un’icona della cucina croata. Il sarma, involtini di foglie di cavolo fermentato ripieni di carne macinata e riso, rappresenta un piatto invernale che richiede ore di preparazione ed è tipicamente servito durante le festività.

Piatti iconici della cucina croata

I cevapcici, salsicce speziate tipiche dei Balcani

Peka: la cottura ancestrale

La peka rappresenta più di un piatto: è una tecnica di cottura millenaria e uno strumento. Il termine indica una campana di metallo o terracotta che viene posizionata sopra carne o pesce insieme a verdure, quindi coperta di braci ardenti. La cottura lenta, che dura diverse ore, conferisce agli ingredienti un sapore unico e una tenerezza eccezionale. Tipicamente si preparano sotto la peka agnello, polpo o vitello, sempre accompagnati da patate e verdure di stagione.

Nei ristoranti tradizionali, la peka deve essere ordinata con almeno 24 ore di anticipo, proprio perché richiede una preparazione lunga e attenta. Il risultato finale è un piatto succulento dove carne e verdure si fondono in un’armonia di sapori, arricchiti dal profumo del rosmarino e dell’alloro che crescono spontaneamente lungo la costa dalmata.

Ćevapčići: lo street food balcanico

I ćevapčići sono piccole salsicce speziate di carne macinata (solitamente una miscela di manzo e maiale), grigliate e servite nel pane lepinje con cipolla cruda e kajmak, una crema di latte acido simile alla panna acida. Questo piatto, diffuso in tutti i Balcani, in Croazia ha trovato particolare fortuna e viene proposto in ogni città, dalle bancarelle di strada ai ristoranti più strutturati.

La preparazione dei ćevapčići richiede che la carne sia macinata finemente e aromatizzata con paprika, aglio e pepe nero. Le salsicce vengono modellate a mano e grigliate su carbone ardente, conferendo loro il caratteristico aroma affumicato. Spesso vengono accompagnati dall’ajvar, una salsa piccante a base di peperoni arrostiti, melanzane e aglio.

Risotto nero: il colore del mare

Il crni rižot, risotto al nero di seppia, rappresenta uno dei primi piatti più caratteristici della costa adriatica. Il riso viene mantecato con il nero di seppia fresco, creando un piatto dal colore nero intenso e dal sapore deciso di mare. La preparazione richiede che le seppie vengano pulite con cura per estrarre le sacche d’inchiostro intatte, che verranno poi diluite nel brodo di pesce.

Tradizionalmente consumato durante la Vigilia di Natale nelle famiglie della costa, il risotto nero è diventato negli ultimi decenni un piatto servito tutto l’anno nei ristoranti di pesce. La mantecatura finale con burro e parmigiano, eredità della vicinanza con l’Italia, crea una consistenza cremosa che contrasta piacevolmente con i pezzetti di seppia.

Burek: la pasta fillo che unisce i Balcani

Il burek è una specialità di origine turca che ha conquistato tutti i paesi balcanici. In Croazia viene preparato con strati di pasta fillo sottilissima alternati a ripieni che possono essere di formaggio fresco (sirnica), carne macinata speziata, o spinaci e bietole. La versione croata si distingue per la forma a spirale e per l’utilizzo di formaggi locali.

Nelle buregdžinice, i locali specializzati nella preparazione di questo piatto, il burek viene cotto in forni a legna e servito caldo a ogni ora del giorno. Rappresenta una colazione sostanziosa per chi lavora presto, uno spuntino veloce a metà mattina, o una cena economica e nutriente. La pasta deve essere croccante all’esterno e morbida all’interno, mentre il ripieno deve rimanere succoso.

Formaggi e salumi croati

Un tipico antipasto croato

La tradizione casearia croata vanta prodotti di eccellenza riconosciuti anche a livello internazionale. Il paški sir, formaggio pecorino dell’isola di Pag, viene prodotto con il latte di pecore che pascolano su prati battuti dalla bora e impregnati di sale marino. Questo conferisce al formaggio un sapore unico, leggermente salato con note erbacee. La stagionatura dura almeno sei mesi, ma le forme più pregiate vengono lasciate maturare fino a diciotto mesi.

Il pršut dalmata, prosciutto crudo stagionato con la bora, rappresenta l’eccellenza dei salumi croati. La carne viene salata e poi lasciata essiccare per mesi al vento di bora, che soffia costantemente da nord. Questo processo naturale conferisce al prosciutto una consistenza soda e un sapore delicato. Viene servito tagliato sottilissimo, accompagnato da olive, formaggio locale e fichi secchi.

Il kulen, un salame piccante tipico della Slavonia, viene preparato con carne di maiale macinata grossolanamente e aromatizzata con abbondante paprika piccante e aglio. Dopo l’insaccatura, viene affumicato e stagionato per alcuni mesi. Il risultato è un salume dal colore rosso intenso e dal sapore deciso, perfetto da abbinare ai vini rossi corposi della regione.

I vini croati: un tesoro da scoprire

Vini Croati

La Croazia produce vini di eccellenza da vitigni autoctoni che stanno conquistando crescente attenzione sui mercati internazionali. Il paese vanta oltre 130 varietà di uva autoctone coltivate su 25.000 ettari distribuiti in tre regioni vinicole principali: la Croazia continentale orientale e occidentale, e la regione costiera Primorska.

Vini bianchi

La Malvazija istriana è il vino bianco più celebre della Croazia. Coltivata su oltre 3.000 ettari nella penisola istriana, questa varietà produce vini secchi di colore giallo dorato con aromi floreali che ricordano l’acacia, accompagnati da note fruttate di mela, pesca e mandorla. Esistono due tipologie principali: la malvasia giovane, fresca e beverina, ideale da consumare entro i due anni, e quella invecchiata, più strutturata e complessa, che può maturare anche oltre i tre anni.

Il Pošip, primo vino bianco croato a ottenere la denominazione di origine protetta, proviene dall’isola di Korčula in Dalmazia. Questo vino di colore giallo paglierino presenta aromi agrumati intensi e una piacevole mineralità. La leggenda vuole che sia stato portato sull’isola da marinai che commerciavano in Oriente durante il Medioevo.

Il Grk, coltivato esclusivamente nella piana di Lumbarda sull’isola di Korčula, si distingue per il colore dorato unico e per una leggera salinità che lo rende perfetto per accompagnare i frutti di mare. Lo Žlahtina, tipico dell’isola di Krk, offre un carattere fresco con note minerali pronunciate e una leggera effervescenza naturale. La Graševina, vitigno prevalente nella Croazia continentale e particolarmente in Slavonia, produce vini secchi e vivaci, spesso utilizzati per preparare il gemišt, la bevanda estiva che mescola vino bianco e acqua frizzante.

Vini rossi

Il Plavac Mali, che significa letteralmente “piccolo blu”, è il vitigno a bacca rossa più diffuso in Dalmazia e il vino rosso più rappresentativo della Croazia. Recenti analisi del DNA hanno rivelato che condivide un antenato comune con lo Zinfandel californiano e con il Primitivo pugliese. Coltivato sui ripidi pendii meridionali della penisola di Pelješac e sulle isole di Hvar e Brač, il Plavac Mali beneficia della cosiddetta “tripla insolazione”: i grappoli ricevono il sole diretto, quello riflesso dal terreno calcareo bianco, e quello riflesso dal mare.

Le denominazioni più prestigiose sono il Dingač e il Postup, entrambe provenienti dalla penisola di Pelješac. Il Dingač, primo vino croato riconosciuto con denominazione protetta dalla Convenzione di Ginevra nel 1961, si presenta di colore rosso scuro con riflessi violacei, corposo e leggermente tannico, con note di frutti neri, prugne secche e spezie dolci. Il contenuto alcolico può raggiungere i 15 gradi. Il Postup, anch’esso da uve Plavac Mali, offre caratteristiche simili ma con una maggiore eleganza e morbidezza.

Il Babić, vitigno autoctono della zona di Šibenik in Dalmazia settentrionale, produce vini rossi di media struttura con aromi fruttati intensi di more e mirtilli, tannini presenti ma morbidi, e una notevole persistenza. Il Teran, tipico dell’Istria, è un vino rosso rubino intenso con note terrose e sentori di frutti di bosco, caratterizzato da una spiccata acidità che lo rende perfetto per accompagnare i piatti ricchi della tradizione istriana.

Il Crljenak Kaštelanski, riscoperto agli inizi degli anni 2000 grazie agli studi di ricercatori californiani e croati, è stato identificato come l’originale Zinfandel. Questo vitigno autoctono della regione di Kaštela, con testimonianze scritte che risalgono al XV secolo, produce vini rossi corposi con tannini più morbidi rispetto al Plavac Mali, caratterizzati da aromi di frutti di bosco e spezie.

L’olio d’oliva: oro liquido della Croazia

Una taverna a Dubrovnik

L’olio extravergine di oliva croato ha conquistato negli ultimi quindici anni una reputazione internazionale di primo livello. L’Istria in particolare è stata proclamata per sei anni consecutivi dalla guida Flos Olei, considerata la “bibbia” dell’olio d’oliva mondiale, come migliore regione olivicola del pianeta. Nell’edizione 2020 della guida, 77 oli su 79 provenienti dalla Croazia erano istriani, testimoniando l’eccellenza concentrata in questa piccola area.

La tradizione olivicola istriana affonda le radici nell’epoca romana, come testimoniato dai numerosi frantoi e presse antiche ritrovati nella penisola. I produttori istriani hanno saputo coniugare questa tradizione millenaria con tecnologie moderne, creando oli che si distinguono per le note fruttate verdi intense e per l’effetto pungente in gola, indicatore di un elevato contenuto di polifenoli.

La caratteristica distintiva degli oli istriani deriva dalla raccolta precoce delle olive, effettuata appena iniziano a cambiare colore dal verde al viola. Questa tecnica, chiamata “brancatura”, preserva il massimo contenuto di polifenoli e antiossidanti, garantendo oli di altissima qualità dal sapore intenso. I produttori sono prevalentemente piccole aziende familiari che curano personalmente ogni fase della produzione, dalla potatura degli alberi alla raccolta manuale, fino alla spremitura a freddo entro poche ore dalla raccolta.

Le varietà autoctone più diffuse in Istria sono la Buža, la Istarska Bjelica (Bianchera), la Črnica (Carbonazza), la Moražola e la Rošinjola (Rosignola). Tra le varietà di importazione, spiccano il Leccino e il Pendolino. Ogni cultivar conferisce all’olio caratteristiche organolettiche distintive: alcuni oli presentano note più fruttate con sentori di carciofo e mandorla, altri sono decisamente piccanti e pepati.

Anche la Dalmazia vanta una produzione olivicola di eccellenza, con circa 4,5 milioni di ulivi distribuiti lungo la costa e sulle isole. La varietà Oblica domina in questa regione, seguita da Lastovka, Drobnica e Levantika. L’isola di Brač conta da sola un milione di ulivi, mentre l’isola di Korčula ne ospita circa 500.000. Gli oli dalmati tendono ad essere più dolci e delicati rispetto a quelli istriani, con note più morbide e meno piccanti.

Produttori come Olea BB, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali incluso l’oro al NYIOOC di New York, rappresentano l’eccellenza della produzione croata. La famiglia Ipša di Buie, Agrofin-Mate e altri piccoli frantoi familiari hanno ottenuto punteggi di 97 su 100 nella guida Flos Olei, collocando la Croazia tra i maggiori produttori mondiali di olio di qualità superiore.

I dolci della tradizione

La pasticceria croata riflette le diverse influenze culturali che hanno attraversato il paese. Le fritule sono piccoli dolcetti fritti a base di pasta lievitata, tipicamente preparati durante il periodo natalizio. L’impasto, arricchito con rum, uvetta e scorza di agrumi grattugiata, viene fritto in olio bollente e quindi cosparso abbondantemente di zucchero a velo. Ogni famiglia ha la propria ricetta tramandata, con varianti che includono mele grattugiate o ricotta.

Le kroštule, chiamate anche frappe o chiacchiere in Italia, sono dolcetti fritti dalla forma intrecciata, cosparsi di zucchero a velo e aromatizzati con grappa locale o rum. Croccanti e leggere, vengono preparate soprattutto durante il periodo di Carnevale e rappresentano un dolce dalla lunga tradizione.

La rožata, tipica di Dubrovnik, è un budino di uova aromatizzato con rum o rosolio, simile alla crème caramel ma con una consistenza più soda. Viene servito freddo, spesso accompagnato da una salsa di caramello e da panna montata. La pinca, un pane dolce arricchito con uvetta, canditi e spezie, viene tradizionalmente preparato per la Pasqua nelle case della Dalmazia.

Il kremšnite, diffuso soprattutto a Samobor vicino a Zagabria, consiste in strati di pasta sfoglia croccante alternati a una crema pasticcera vellutata e panna montata. Questo dolce, di chiara ispirazione austro-ungarica, viene servito rigorosamente fresco e rappresenta una tappa obbligata per chi visita la cittadina.

Le palačinke, crepes sottili servite con vari ripieni, costituiscono il dolce più comune e versatile. Possono essere farcite con marmellata di albicocche, crema di nocciole, cioccolato fuso, o con ricotta e uvetta. Una versione particolarmente golosa prevede il ripieno di noci tritate caramellate, tipico della tradizione dalmata.

Dove mangiare in Croazia

La scelta del locale influenza profondamente l’esperienza gastronomica in Croazia. Le konobe, trattorie a conduzione familiare diffuse soprattutto lungo la costa e nelle isole, offrono l’autenticità della cucina casalinga. Spesso le verdure provengono direttamente dall’orto di famiglia e il pesce viene acquistato dai pescatori locali la mattina stessa. L’atmosfera è informale e i prezzi generalmente contenuti.

Le gostionica, equivalenti croati delle osterie, servono piatti tradizionali in un ambiente semplice e conviviale. Qui si possono gustare i piatti tipici regionali accompagnati da vini locali serviti in caraffa. I restoran, ristoranti più strutturati, offrono un servizio più formale e menu più ampi, spesso con proposte che reinterpretano in chiave moderna i classici della tradizione.

Le pivnice, simili ai pub, servono piatti caldi accompagnati da un’ampia selezione di birre, incluse quelle artigianali che stanno vivendo un momento di grande sviluppo. Le slastičarne, pasticcerie, offrono torte, dolci e gelati artigianali, oltre al caffè, e rappresentano il luogo ideale per una pausa pomeridiana.

I mercati locali, presenti in ogni città croata, meritano una visita per immergersi nei colori e nei profumi dei prodotti freschi. Il mercato coperto di Zagabria, il mercato del pesce di Spalato, e i mercati mattutini delle isole dalmate offrono l’occasione di acquistare formaggi, salumi, miele, olio d’oliva e vini direttamente dai produttori.

Consigli pratici per apprezzare la cucina croata

Gli orari dei pasti in Croazia seguono tendenzialmente il modello dell’Europa centrale. La colazione viene consumata presto, tra le 7 e le 9, ed è generalmente continentale con caffè, pane, salumi e formaggi. Il pranzo, servito tra le 12 e le 14, rappresenta tradizionalmente il pasto principale, anche se nelle zone turistiche molti ristoranti rimangono aperti tutto il giorno. La cena viene consumata tra le 19 e le 21.

I prezzi variano considerevolmente tra la costa, dove il turismo ha alzato i costi soprattutto nei mesi estivi, e l’entroterra, dove si trovano ancora locali autentici con prezzi accessibili. Le porzioni sono generalmente abbondanti, e molti piatti tradizionali possono essere condivisi. È consigliabile prenotare nei ristoranti più rinomati, soprattutto in alta stagione.

Per quanto riguarda le bevande, oltre ai vini e all’olio d’oliva già descritti, merita una menzione la rakija, grappa locale prodotta con vari tipi di frutta. La šljivovica, ottenuta dalle prugne, è la più diffusa, ma esistono anche versioni alle pere, alle ciliegie o alle erbe aromatiche. Viene servita come digestivo alla fine del pasto.

La stagionalità influenza profondamente la cucina croata. In primavera abbondano gli asparagi selvatici e le verdure fresche, l’estate è la stagione del pesce e dei frutti di mare, l’autunno porta i tartufi e i funghi, mentre l’inverno è il momento degli stufati di carne e dei piatti più sostanziosi. Seguire la stagionalità garantisce di assaggiare i prodotti nel momento di massima qualità.